Uova

Nuoto nelle uova, in una piscina tanto grande che fatico a vederne la fine. È una piscina olimpionicamente olimpionica. Le uova sono tantissime: di quaglia, di pipistrello, d’oca, di salmone. E tante, tantissime, di gallina. Miriadi d’uova. Alcune galleggiano e mi scalfiscono il volto, altre sono in profondità e sembrano lontanissime. Nuoto e noto, che è “nuoto” senza la “u”, la più strana delle vocali. L’acqua è agitata e mi sembra di andare su e giù. Ho la nausea. Alcune uova – anzi, tante – si rompono, mi ritrovo in un liquido amniotico, un brodo primordiale, una frittata. Claclaclaclaclacla. Mi sembra di sentire il cucchiaio che sbatte su una ciotola mentre albumi e tuorli si mescolano. Il suono ruota nella mia testa. Nuoto, nuoto senza fermarmi. Sono nuovo, anche se invecchio. Che futuro avrò? Che futuro avranno le uova? Saranno fecondate?

Io nuoto. Nuoto, nuoto, nuoto. E cerco di “notare”, che è “nuotare” senza la più strana delle vocali. Chissà cosa c’è fuori da questa piscina trasbordante di uova. Su degli spalti mi sembra di vedere i possessori delle uova, gli esseri per i quali l’esigenza biologica ha riempito di uova l’acqua in cui sono. Pipistrelli, uccelli, dinosauri, salmoni. Sono tutti sugli spalti, circondati da galline. Milioni di milioni di galline che starnazzano, quasi a fare il tifo per me che nuoto tra le loro uova, senza domandarsi i perché o i percome della piscina, loro che non contemplano una vita nell’acqua, loro che hanno smesso di volare per restare sulla terra. O forse no… magari, dopo aria e terra, ora chiedono che l’evoluzione doni loro le branchie e lo scrivono tutti gli anni nella lettera a Babbo Natale. Chissà se le galline soffrono di nostalgia del volo, quando sono sugli spalti, in un pollaio, o in una gabbia. Chissà cosa provano quando gli si sottraggono le uova. È da sperare che il cervello della gallina sia davvero un “cervello di gallina”.

Nuoto e sono dentro a un uovo anche io. Sono albume e tuorlo allo stesso tempo, mi giro e mi rigiro tra equilibrio e disequilibrio. A volte trovo la felicità dentro al guscio, altre volte la cerco al di fuori. Perdo l’equilibrio di continuo, lo perdo per riprenderlo. Avrei voglia che le galline approvassero quello che faccio, che la loro idea di equilibrio fosse uguale alla mia. E invece no. Mi guardo dentro. Pupilla e globo oculare diventano albume e tuorlo. Mentre noto, trovo di tutto, anche se è poco trasparente. Cerco di distrarmi, cerco di trovare una logica tra gli starnazzi.

Io nuoto. Alcune uova mi fanno male, altre mi tempestano come ricordi. Vorrei trovare solo i ricordi belli, ma ci sono uova che fanno male, molto male. Colpiscono le costole, si rompono sui capelli, mi feriscono le gambe. Forse avrei bisogno di punti di sutura, ma le ferite non sanguinano. Alcune uova mi fanno solletico e mi fanno ridere a crepapelle. Non ce la faccio. Non posso, rido troppo. Smetto di nuotare, che è “notare” con l’aggiunta della più strana delle vocali. Galleggio, circondato da uova di tutti i tipi e le dimensioni. Faccio la cosa più sottovaluta e difficile al mondo: galleggio. Sono laNinalaPintalaSantaMaria, sono un vascello guidato da una mano invisibile in un oceano di uova, che non è più la piscina olimpionicamente olimpionica. Sento una mano invisibile che mi piace pensare sia la mia. Galleggio in un’improvvisa bonaccia, guidato da marinai invisibili che aprono le vele, puliscono la nave, sputano per terra e bestemmiano. Vorrei ci fossero degli uccelli a rigare il cielo di speranza, ma sono tutti sugli spalti a fare chissacosa, oppure sono dentro le uova.

Sono nudo, completamente nudo. E continuo a galleggiare. Ho smesso di nuotare. Ho smesso pure di notare che “notare” è “nuotare” senza la più strana delle vocali. La “u” mi ha sempre infastidito tanto da affascinarmi. Guardo in fondo all’oceano: relitti, uova e la “u”, la più strana delle vocali.

igor

7 risposte a "Uova"

  1. Con la ” u”, la più strana delle vocali , iniziano due bellissime parole: Umanità e Umiltà. Di quest’ultima si usa dire ” bagno di umiltà ” che potrebbe essere quello che hai fatto nella piscina olimpionicamente olimpionica. Bagno che tutti noi dovremmo fare di tanto in tanto. Giusto per ricordarci l’altra parola… Umanità.

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